New York: una città nata per essere esplorata e fotografata

Correva l'anno 2016, io e Franci lavoravamo ancora nella stessa agenzia ed eravamo prossimi entrambi a cambiare lavoro. In una fredda serata di gennaio, per puro caso, riuscimmo a trovare una offerta per New York a circa 600€ a/r. Non ci pensammo un attimo, giusto il tempo di inserire tutti i dati e via, acquisto completato. Riuscimmo a trovare anche una splendida casa, in zona Chelsea Market, un grazioso trilocale, ultimo piano con accesso al tetto, giusto per godere dello skyline di New York. Sei giorni a New York dal 3 al 9 giugno, eravamo felicissimi. Ovviamente, iniziammo quasi da subito a preparare liste infinite da cose da fare, da vedere, dove mangiare e via discorrendo. Una volto giunti sul posto ci rendemmo subito conto che New York merita di essere vista e assaporata interamente e senza una lista di cose precise da fare.

Noi a NewYork

Per gli amanti della fotografia New York è un posto pazzesco, con il suo skyline, i suoi colori, i suoi volti e le sue mille sfaccettature, di giorno e di notte. Così girovangando tra i diversi forum, iniziai a capire quali fossero i punti strategici per fotografare, gli scorci e gli angoli iconici, gli orari migliori per le luci. Già le luci, diverse ad ogni ora del giorno e della notte, con riflessi particolari e con tonalità mai viste prima. Ovviamente, per essere immortalata bene, anche il corredo doveva essere studiato nei minimi dettagli. Serviva un grandangolo spinto, un Sony 10-18 F4 era perfetto. Volevo avere qualità e al tempo stesso viaggiare leggero, forse con il senno di poi avrei dovuto portare anche medio tele. E poi New York è probabilmente la patria della street photography e quindi ovviamente luogo ideale per un 24mm e per un 50mm. Entrambi 1,8, per riuscire a bilanciare qualità, bokerh e luce durante le 24h. Filtri ND, batterie e schede di memoria a volontà, treppiedi e poi l'immancabile sfera di vetro.

il corredo scelto per il viaggio

Dopo aver scelto il corredo, iniziai a studiare tutte le guide, gli orari di alba e tramonto senza dimenticare di segnare su mappa quali potessero essere gli innumerevoli negozi di tecnologia da visitare. Tappa fissa ovviamenente sarebbe stato B&H, luogo di culto per tutti gli appassionati di fotografia e tecnologia. Se mai doveste capitare a New York suggerisco un giro, possibilmente senza carte di credito o altro, dato che le tentazioni sono davvero molteplici.

Un viaggio desiderato da tempo, in una città unica per i suo colori e il suo skyline. Sembra davvero costruita per farsi immortalare: ogni fotografo sogni di camminare e scattare a New York. Ogni angolo nasconde un gioco di luci e ombre diverso, ogni persona che cammina sembra quasi stia raccontando una storia diversa, pronta ad essere immortala e raccontata. Quella totale e al tempo stesso sorprendente disponibilità dei newyorkesi a farsi immortalare, mentre camminano, lavorano o giocano a scacchi nel parco. Quella perenne sensazione di essere sul set di un film, di conoscere già tutto, sia di giorno che di notte. E quella capacità di sorprenderti e affinascinarti sempre e comuqnue, magari in un luogo visto mille volte in un film, ma che si presente con un gioco di luci e una cromia mai vista prima.

Ellis Island, Staten Island e Coney Island, con i loro colori e i loro sapori, la loro storia, affiscinante e triste al tempo stesso. Dumbo, Brooklyn e i suoi colori unici, probabilmente il posto dove mi piacerebbe vivere. Manhattan, i suoi parchi, le sue vie lunghe e incredibilmente larghe. Luoghi in cui avri passato mesi a fotografare la qualunque, fosse anche un semplice turista che si soffermava ad ammirare qualcosa. Una città nata per essere immortalata in mille modi, sempre diversi ed ugualmente belli, merito di una luce unica, mai uguale, che cambia sempre, ora dopo ora, giorno dopo giorno, riflesso dopo riflesso.

NewYork Skyline Blue Hour

E poi il cibo, quello locale, unto e grasso ma incredibilmente buono. 2 locali su tutti ci sono rimasti nel cuore: Nathan', un chiosco di hot dog all'ingresso di Coney Island esattamente all'angolo tra Surf e Stillwell Avenue. Anzi, per dirla tutta si tratta dell' HotDog più famoso degli States: la storia narra sia stata aperto nel 1916 da Nathan e Ida e che il segreto sia tutto nella ricetta speciale della moglie, Ida, tramandatale dalla nonna polacca. Tra i clienti Al Capone, Cary Grant, Roosevelt; Rockfeller disse "nessun uomo può pensare di essere eletto in questo paese senza essere stato fotografato mentre mangia un hotdog di Nathan". Seconda la leggenda l'Hot Dog Eating Contest è nato qui il 4 luglio 1916 quando quattro immigrati si sfidarono al tavolo di Nathan's a mangiare più hot dog per celebrare il più patriottico tra i 4. Fino ad oggi pare abbia venduto oltre 435 milioni di perritos calientes. Ovviamente sia io che Francy abbiamo provato a resistere tipo 2 minuti, giusto il tempo di essere serviti, più di una volta sia chiaro!

Nathan's Hot Dog

E poi Keens Steakhouse, 72 West 36th Street, la seconda steakhouse di NewYork, fondata nel 1885 da Albert Keen. Un posto pazzesco che conserva ancora quell'arredamento old style tipico delle steakhouse newyorkesi, con all'interno una collezione di oltre 50.000 pipe. E dove potete assaggiare questa: a dir la verità io e Francy ne abbiamo assaggiate 3, del resto si vive una volta sola e i vizi vanno coltivati).

Keens Steakhouse

Vorrei che fossero le foto a raccontare quel misto di emozioni e sensazioni che solo New York e i newyorkesi sanno trasmettere a chiunque la visiti, per un giorno o per un settimana. Immortalate con una Sony a6000, equipaggiata con un 10-18 alternato ad un Nikon Af-S 50 1,8g. E per farlo ho scelto il bianco e nero, perchè è vero che New York ha mille colori, ma il fascino del black&white con un filo di grana è unico e senza tempo; proprio come New York. Un viaggio che spero potremo ripetere presto, questa volta ovviamente in 3. Credo di aver parlato, o per meglio dire scritto fin troppo, per cui non mi resta che augurarvi buona visione.